Frammenti


Replying to Pantano

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Last 10 Posts [ In reverse order ]

  1. Posted 24/2/2014, 11:35
    Vi amo tanto ç***ç <3
  2. Posted 24/2/2014, 09:05
    Purtroppo in questi frangenti è difficile essere di supporto. Anche solo dire "Va tutto bene" non è sufficiente.
    Ma chi ti sta vicino lo fa perché ti ama. E davvero non rimarrà deluso da te solo perché ti trovi impantanata, ma anzi cercherà di darti una mano come e quando possibile, per tirarti fuori da tutto quel brutto fango.
    E poi alla fine ci son sempre le stelle, no?
  3. Posted 24/2/2014, 01:43
    Qualunque cosa potrei scrivere adesso non ti aiuterebbe e non ti consolerebbe. Però pensa che chi hai intorno non per forza viene deluso, ma magari fa il tifo per te.
    E non è questione di vincere o perdere, ma del valore che ci metti nell'affrontare la fatica.
    E lascia pure che il pantano sia vischioso. Alla fine è solo fango.
    Calpestalo, bellezza! *C°
  4. Posted 24/2/2014, 01:26
    “Io non mi fermo perché se no è la fine. Ma mi sto evidentemente trascinando e non mi piace. Quasi sarebbe stato meglio se avessi perso l'anno.”
    Stavo dicendo questo poco fa, spiegando la situazione schifosa in cui mi trovo.
    Che poi, schifosa. Sono al quarto anno della Facoltà di Medicina. A Pavia. In inglese. Credo che mi sia concesso fare un po’ di fatica, ma chissà perché questo pensiero non mi consola per niente. Forse perché per la mia testa continua ad essere inconcepibile il fare fatica nello studio, forse perché è una cosa che dovrei riuscire a fare e basta. Forse perché ho puntato troppo, quattro anni fa, in questo percorso.
    Dico che forse sarebbe stato meglio perdere direttamente l'anno perché in tal caso, almeno, sarebbe stato un vero e proprio ricominciare da capo. Un punto e a capo, se non un delete. Un "questo paragrafo non mi convince, teniamo buona l'idea di fondo e riscriviamolo". Così invece mi sembra sempre di arrancare dietro a qualcosa.

    Mi sento in un pantano.
    Ogni passo che muovo mi costa moltissima fatica, come se venissi risucchiata nel fango; poi, ogni tanto, quel passo riesco a farlo e mi sento improvvisamente più leggera, libera da quella immobilità. E la sensazione di leggerezza provata per il non essere più risucchiata da quel fango è tale che mi esalto, dimenticandomi che il pantano è sempre lì. E ci ricado, col passo successivo, per ricominciare tutto da capo. A questo si aggiunge, poi, che devo rendere conto di ogni azione a terzi; ed è vero che la maggior parte di loro non mi fa pesare gli errori, le scelte sbagliate o quelle non fatte, ma diventa pesante comunque. Perché ho sempre la sensazione di aver deluso non solo me stessa ma loro.
    Qualcuno mi dice che dovrei essere orgogliosa di me stessa per il semplice fatto di continuare a camminare.
    Non ne sono così sicura.

    Forse è solo che oggi è un umore così. Quell’umore che mi fa guardare gli altri e mi fa chiedere perché io debba fare così tanta fatica, quando loro riescono a cavarsela tranquillamente (stupida, stupida me, come se non lo sapessi che anche gli altri si spaccano la schiena sui libri).
    Forse sono solo spaventata dal futuro. Forse temo che questa strada sia diventata una questione di principio, forse ho davvero paura di tutte le responsabilità che vedo profilarsi all’orizzonte.
    Forse sono tutti questi forse a spaventarmi.

    L’unica cosa che riesco a fare al momento è aggrapparmi alle persone che amo e ringraziare - chi o cosa non lo so - per averle accanto. A volte ci penso, rendendomi davvero conto di avere accanto persone che tengono a me così tanto, e faccio fatica a crederci. C’è una così grande differenza fra la stima che provo per loro e quella che provo per me che mi lascia allibita tutte le volte realizzare che vogliono davvero stare con me.
    E' vero che sono migliorata negli ultimi anni, ma saper mettere su una bella facciata non vuol dire che io mi senta davvero così sicura. Su questo, se non altro, posso dire di star lavorando molto. E forse lavorare su me stessa è più importante che farlo sulla mia carriera accademica (è certamente più difficile e stancante).

    E quindi, nulla.
    Vado avanti, cercando di accettare senza troppe domande l’amore che mi viene dato. Lo tengo con me e lascio che mi dia forza, sperando di riuscire a darne altrettanta indietro. E continuo a farmi strada nel fango.

    Chissà, prima o poi magari arriverà la terra ferma.


    (Poiché so già che domani, a mente lucida, mi verrà da alzare gli occhi al cielo rileggendo questo post, mi scuso anticipatamente per l'eccessiva drammaticità. Al momento, mi sembra molto appropriata)

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